lunedì 11 novembre 2013

San Martino a Venezia: tra storia, leggenda, festa e tradizioni....

Vita di San Martino:

Nasce in Pannonia, l'odierna Ungheria nel 316; figlio di un ufficiale romano fa parte della Guardia Romana fino ai 15 anni. Martino, uomo di straordinaria umiltà e carità, conobbe il cristianesimo frequentando di nascosto le assemblee dei cristiani. Ottenuto dall'Imperatore l'esonero dal servizio militare si recò a Poiters dove fu battezzato e ordinato sacerdote dal vescovo S. Ilario. Tra le molte vicende della sua vita merita d'essere ricordato per suo operato come vescovo di Tours e per l'erezione, da lui voluta, dei monasteri di Ligugè e Mamontier. Morì a Candes 11/11/397 e fu poi sepolto nella cattedrale di Tours. In Francia S. Martino è il primo patrono della nazione.


Assisi, Basilica Inferiore - Simone Martini
Leggenda di San Martino:

Era l’11 novembre, un giorno freddo e di pioggia. Il cavaliere Martino galoppava avvolto in un ampio mantello quando lungo la strada incontrò un vecchio coperto di pochi stracci, barcollante e infreddolito. Martino non aveva nulla da offrirgli, così prese il suo mantello e con la spada lo tagliò a metà donandone una parte al poveretto. Poco dopo quel gesto caritatevole, il clima si rasserenò, l’aria si fece mite e dalle nuvole spuntò un sole radioso. 
Ecco l'estate di San Martino, come ancor oggi vengono chiamate le belle giornate di novembre, che si rinnova ogni anno per festeggiare quell’atto di carità.

Iconograficamente San Martino è tradizionalmente raffigurato sul cavallo mentre compie il gesto del taglio del mantello.



Festa di San Martino a Venezia:

E’una Festa popolare di antica memoria e - poiché nella tradizione cristiana questa data rappresentava il penultimo giorno prima dell’inizio del periodo di penitenze e digiuni che precedevano il Santo Natale, mentre per il mondo contadino era la fine dell’anno agricolo - in questa occasione si mangiavano castagne e si beveva il vino nuovo. Un tempo quindi i popolani più poveri giravano per le calli e i campi di Venezia porgendo il grembiule vuoto e cantando chiedevano qualcosa da mangiare, in ricordo della generosità del Santo Martino.

Ma la festa di San Martino a Venezia è ancor oggi ricordata:  ora sono i bambini (“putei”) che l'11 novembre girano a “BATTER SAN MARTINO” con mestoli e coperchi per i negozi a facendo  baccano con i loro “strumenti” chiedono qualcosa in dono cantando, oltre al ritornello di San Martino campanaro, anche filastrocche tradizionali. La più comune è:



S. Martin xe ‘ndà in sofita (San Martino è andato in soffitta)

a trovar ea so novissa (a trovare la fidanzata)

so novissa no ghe gera (la sua fidanzata  non c’era)

S.Martin casca par tera (San Martino caduto per terra)

E col nostro sachetìn ( e col nostro sacchetto)

cari signori xe S.Martin (cari signori è San Martino)

FORA EL SOLDIN!!!”(fuori il soldino!)


Cotognata di San Martino

Con i soldi guadagnati in questa maniera viene comperato il tradizionale dolce di San Martino, che esiste in due versioni: quello tradizionale è una formella di cotognata, raffigurante l’effige di San Martino decorata con zuccherini argentati (ma sta scomparendo e si trova solo in alcuni locali storici di Venezia), mentre quello più comune è un dolce di pasta frolla a forma del santo a cavallo con spada e mantello, guarnito con glassa di zucchero colorata, praline, caramelle e cioccolatini – nelle vetrine dei pasticceri e Fornai di Venezia e dintorni compaiono dai primi di novembre.

La nostra tradizione è quella di farne una versione casalinga. 

San Martino versione 2012


La base è una semplice pasta frolla:

300gr farina
150 gr zucchero
150 gr burro
2 tuorli
1 presa di sale 
scorzetta di limone gratuggiato

Procedimento: versare tutti gli ingredienti dentro una ciotola e impastare velocemente (per evitare che il burro si sciolga troppo con il calore delle mani), quindi formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e metterla in frigo per almeno 30'. 

Stendere la pasta frolla e ricavare il San Martino (qui si trovano gli stampini appositi, ma io lo faccio con uno stampo di carta che appoggio sopra – mi piace che ogni anno sia “diverso” e un po’ incidentato!) poi si passa al forno caldo per 15’ a 180°.
Lasciare raffreddare e procedere con la decorazione.
Qui si aprono le porte alla fantasia. Quelli in commercio sono decorati con una glassa di zucchero colorata sulla quale vengono applicati cioccolatini, caramelle, smarties…

Io quest’anno l’ho fatto “noccioloso”: ho spalmato uno strato di crema alla nocciola (passata per 15’’ in microonde per renderla più morbida), noccioline tritate e zuccherini a forma di stelline.

 A voi il risultato finale… io vi dico che son rimaste solo le briciole!
 
Un abbraccio
Federica